Viaggio all'interno della «Casa del giovane» a Pavia. Il responsabile della struttura terapeutica Simone Feder: «Figli della Milano bene, ormai non c'è più differenza tra sostanze leggere e pesanti». Le testimonianze choc: «Mi illudevo di farmi tanti amici...»
Seduto davanti alla scrivania di Simone Feder c'è un ragazzo di 17 anni: ha il volto spento, le mani nelle tasche del piumino con il cappuccio, la schiena ricurva. Simone lo ha convinto da poco a entrare nella sua comunità di recupero per tossicodipendenti «La Casa del giovane» a Pavia. Quasi tutti minorenni. Lo ha letteralmente strappato dal bosco di Rogoredo (clicca qui per leggere lo speciale su Rogoredo con foto, video e notizie
) dove faceva lo spacciatore. Oggi è sotto protezione perché quello che ha iniziato a raccontare è più di uno spaccato sul mondo della droga a Milano e provincia. Entrato nel boschetto per acquistare una dose per uso personale ne è uscito praticamente O meglio, non è mai più uscito. Parla del suo orario di lavoro ininterrotto dalle 8,30 del mattino fino alle 21,00. Solo di eroina ne vendeva 70 grammi al giorno: acquistata dal fornitore albanese a 6 euro e rivenduta a 20 euro. La comprava a etti. La «scura», la «nera», la «brutta» sono i nomignoli della droga che si pensava dimenticata negli anni '80 e che invece sta registrando un prepotente ritorno. «Figli di pap໫I ragazzi di oggi non hanno vissuto la devastazione che l'eroina ha fatto in quegl'anni, non hanno memoria storica per cui si buttano in queste droghe non conoscendone quasi niente», spiega Simone mentre riascolta gli audio delle testimonianze in cui quel ragazzino gli parla dei soldi che riusciva a portare a casa: anche settemila euro al giorno più due grammi di eroina e mezzo grammo di cocaina in omaggio, una sorta di bonus produzione. E poi la lista dei clienti insospettabili, il traffico ininterrotto di auto di lusso in fila per prendere una dose. «C'era una signora che veniva al boschetto con il bambino neonato seduto sul sedile posteriore, comprava mezzo grammo di coca, si fermava dieci metri più avanti per fumarla nella stagnola e poi andava via. Quasi ogni giorno almeno due volte al giorno». Riassume la trasformazione di ragazzini diventati pusher come lui ma prima ancora rapinatori, scippatori, aggressori, qualcuno omicida come i due ragazzini di 14 e 15 anni che a Monza hanno massacrato con 20 coltellate un uomo per una dose. «In dieci chilometri ci sono dieci squadre di spacciatori, ognuno con il suo giro di clienti nella Milano bene» racconta. Del resto, molti di loro fanno parte proprio di quel mondo. Simone li chiama «figli di papà» e li troviamo ampiamente rappresentati nella comunità di recupero. Comprese le donne, poco più che bambine come Alice che nei loro 15 anni di vita... ( Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/dro...